L'obiettivo del sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia doveva essere quello di difendere l'operato della ministra Luciana Lamorgese dopo le evidenti mancanze nella gestione dell'ordine pubblico per gli scontri no green pass a Roma. Ma l'esponente del Movimento 5 Stelle martedì 12 ottobre ad Agorà, il programma condotto da Luisella Costamagna su Rai2, segna un clamoroso autogol.
Dopo le violenze e l'assalto alla sede della Cgil da parte di estremisti di Forza Nuova si temono altri fronti caldi, non solo dall'area neo-fascista anche da parte di realtà del mondo anarchico e antagonista. "L'attenzione è sempre altissima, abbiamo visto una escalation di azioni da condannare - ammette il grillino - parliamo di violenza senza merito, non si capisce come Forza Nuova abbia fatto da ricettacolo di tanti estremisti che sono stati chiamati da tutta Italia e sono arrivati con i camion, le moto, i mini-van e alcuni di questi sono stati anche fermati alle porte di Roma".
Insomma, dalle parole del sottosegretario della Lamorgese si desume che i violenti siano arrivati da tutta Italia rispondendo ad appelli spesso pubblici, e molti sono stati anche fermati. Eppure per ore sono stati liberi di fare il proprio comodo in città.
L’ipotesi di un decreto di scioglimento di Fn a quanto pare è al vaglio di Palazzo Chigi, intanto il centrodestra compatto dice no alla mozione del Pd. Il premier Mario Draghi, sotto pressione da parte del centrosinistra dopo l’attacco alla Cgil di sabato, per adesso non dice né sì né no a un decreto per sciogliere i movimenti che si ispirano al fascismo. Se per il Pd di Letta, il M5S di Conte e compagni vari è un’emergenza nazionale, il presidente del Consiglio sa che in Parlamento la mozione del Pd (come quella di Iv) non passerebbe, visto il no compatto del centrodestra. Così come sa che non è affatto scontato fare un decreto per sciogliere Fn, ritenuta responsabile dell’assalto di sabato. Esistono precedenti, come quello dello scioglimento di Ordine Nuovo nel 1973, ma a seguito di una sentenza. Qui invece non ci sono sentenze, ma solo un pezzo di maggioranza – i giallofucsia – da tenere buono in qualche modo.
“Giorgia Meloni? E’ dentro l’arco costituzionale chi viene votato“: così Vittorio Sgarbi zittisce il vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano. “L’accostamento della Meloni al ‘neofascismo’ ha lo stesso senso dell’accostamento del nome Provenzano a quello del suo omonimo mafioso“. Un paragone molto forte, quello che fa Sgarbi, ma che serve a rimettere a posto l’esponente dem, secondo cui la leader di FdI sarebbe “fuori dall’arco democratico e repubblicano“.
Sgarbi a Provenzano: “Dentro l’arco democratico ci sono tutti i partiti votati”
“Dentro l’arco democratico – osserva Sgarbi – sono inevitabilmente tutti i partiti votati in democrazia da cittadini liberi. Questo non avviene nei Paesi comunisti, evidentemente ancora cari a Provenzano. E se, per un esponente del Partito Democratico, è lecito riconoscersi in una storia che discende da Togliatti, complice di Stalin, e ha visto la famiglia Castro al potere, con i dissidenti uccisi o ancora in carcere”, fa presente il leader di Rinascimento. “Per un esponente della destra democratica – aggiunge – è lecito coltivare il pensiero di Giovanni Gentile, ucciso dagli antifascisti, e il pensiero di Luigi Pirandello”.
Un vero e proprio show quello messo in atto da un tunisino a Milano, dove i carabinieri del nucleo Radiomobile hanno arrestato per rapina aggravata il 35enne, pluripregiudicato per reati contro la persona, in materia di stupefacenti e di immigrazione.
Milano, tunisino rapina ragazza: intervengono i passanti
Nel pomeriggio di venerdì i militari sono intervenuti in viale Montebello, dove una 26enne è stata avvicinata dal tunisino che le ha strappato di mano il cellulare e nel tentativo di sottrarle la borsa a tracolla l’ha fatta cadere. Sentite le urla di aiuto della ragazza, alcuni passanti hanno rincorso e fermato il 42enne, ma hanno dovuto lasciarlo quando ha estratto un coltello per minacciarli.
“Il numero dei contagi è troppo basso, qualcosa non torna“: non si dà pace Andrea Crisanti, che lancia l’ennesimo allarme Covid. “Oggi in Italia abbiamo 30-40 decessi al giorno per Covid e abbiamo un numero ridicolo di contagi, evidentemente c’è una discrepanza ingiustificabile”. E’ proprio convinto il direttore del dipartimento di Microbiologia molecolare dell’Università di Padova, ai microfoni di 24 Mattino su Radio 24.
Crisanti: “Numero dei contagi è troppo basso, qualcosa non torna”
A sentire Crisanti, tra i più pessimisti in assoluto sul fronte della pandemia, “in tutti gli altri Paesi d’Europa e del mondo c’è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce questa situazione”. Il microbiologo spiega che “in genere bisogna prendere il numero di decessi, dividerlo per due e moltiplicarlo per 1.000, quindi avendo tra i 30 e 40 decessi avremmo tra i 15mila e i 20 mila contagiati in Italia“. Quindi – stando ai suoi calcoli – un numero almeno cinque volte superiore a quello comunicato nei bollettini Covid del ministero della Salute.
«Servi dei padroni»; «Venduti», «I fascisti siete voi». A Milano, durante le manifestazioni per lo sciopero generale, indetto dal sindacalismo di base, i Cobas, in buona compagnia di Potere al Popolo, Partito comunista e Rifondazione, hanno fronteggiato i “colleghi” della Cgil, non solo senza manifestare alcuna solidarietà per l’assalto subito a Roma, ma rivolgendo loro accuse e insulti.
Cobas e comunisti fronteggiano la Cgil
Local Team ha documentato la contestazione, in questo day after contrassegnato invece da solidarietà unanimi. Nel video, filmato davanti alla Camera del Lavoro, si vede il fronteggiamento dei due gruppi, fra i quali non sono mancati inviti reciproci a un incontro maggiormente ravvicinato.
Un atto squadrista e fascista l’attacco alla Cgil? «Lo stabilirà la magistratura che sta indagando sui fatti di Roma ma anche di Milano, dove pare che la metà dei denunciati sia legata all’area anarchica e antagonista». Francesco Lollobrigida, in un’intervista a La Stampa invita alla cautela.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera rammenta i fatti. Ovvero che «non c’è solo l’estrema destra. Il punto però è che spesso sono i soliti noti a creare disordini: persone a cui viene consentito di andare in piazza anche se non potrebbero, con forme di controllo poco idonee».
Lollobrigida alla Cgil: “Un atto naturale per chi crede nella democrazia”
Ieri Lollobrigida si è recato davanti alla sede nazionale della Cgil per portare la solidarietà di FdI. «Un atto naturale per chi come noi crede nella democrazia e nella Costituzione. È chiaro che si tratta di un sindacato non vicino a noi politicamente» e che «con la Cgil ci siamo anche trovati concordi sulle critiche al Green pass. Poi, ci sono questioni politiche su cui siamo distanti, come quando ha parlato dello ius soli, che peraltro con la vicenda specifica c’entra poco».
«Tu sei slavo» gridavano con un po’ di disprezzo i compagni di scuola al piccolo Marco. Essere chiamati «slavi» non era una gran bella cosa negli anni sessanta provenendo da un territorio, quello della Venezia Giulia, che è stato per anni oggetto di battaglie di appartenenza. La storia dell’Istria e della Dalmazia è una storia che parla di Roma e di Venezia. Fu Giulio Cesare a fondare, dopo Trieste (Tergeste), le colonie di Pola (Pietas Julia) e Parenzo (Julia Parentium); fu Augusto a portare i confini dell’Istria fino al Quarnaro e a creare le Decima Regio Venetia et Histria, che si espandevano dall’Oglio all’Arsa e dalle Alpi al Po. Trieste fu collegata a Pola attraverso la via Flavia che raggiungeva poi Fiume (Tarsatica). Un’iscrizione d’epoca augustea reperita nei pressi di Fiume dice «Haec est Italia Diis sacra». Roma lasciò splendide testimonianze nel colle Capitolino e nel teatro di Trieste, nell’Arena di Pola, nell’arco di Fiume, nel Foro di Zara e nel palazzo di Diocleziano di Spalato. Ma quel sogno iniziale di avere Istria e Dalmazia appartenenti all’Italia e alla Venezia Giulia durò finché il diktat di pace del 10 febbraio 1947, imposto al termine della seconda guerra mondiale, dalle potenze vincitrici, strappò l’Istria, Fiume e Zara e le isole all’Italia, consegnandole alla Jugoslavia di Tito. Marco Predolin è stato uno dei personaggi televisivi più celebri e amati negli anni ottanta e novanta ma la sua storia familiare parte da quella terra che fu oggetto di sanguinose battaglie e, soprattutto, fu teatro di uno dei crimini più violenti della storia dell’umanità: le foibe. Soltanto nel nuovo secolo e con la legge del 30 marzo 2004 numero 92, venne istituito il 10 febbraio «il Giorno del Ricordo».
“Voglio sgomberare CasaPound“: non è ancora ufficialmente sindaco di Roma, ma Roberto Gualtieri è il degno successore di Virginia Raggi. “Ne ho già parlato con il governo. Voglio procedere immediatamente”. Così il candidato per il centrosinistra si inserisce nel solco del tormentone della Raggi, ossessionata dallo sgombero del palazzo in via Napoleone III, nel centro della Capitale. Immobile che oltre ad ospitare decine di famiglie in emergenza abitativa è da diversi lustri un punto di riferimento sociale e culturale per il quartiere.
“Parlerò con la sindaca dei dossier aperti, perché dobbiamo partire immediatamente con l’attività di governo a partire dalla candidatura Expo”, ha detto Gualtieri. In occasione di una visita al mercato rionale di Centocelle e alle case popolari di Tor Sapienza, l’ex ministro Pd dell’Economia fa sua l’ossessione che fu della Raggi. “Queste case hanno bisogno di manutenzione – dice Gualtieri a Tor Sapienza -. Noi interverremo subito per rendere utilizzabile il bonus 110% e rimettere a posto tutte le case popolari del comune di Roma”. Poi, quando gli chiedono del dossier CasaPound e se intende procedere con lo sgombero come intendeva fare la Raggi, Gualtieri conferma che da sindaco sgomberare l’immobile sarà una assoluta priorità.
“Non fu lui a portare la droga dello stupro“: verso l’archiviazione l’indagine per cessione di stupefacenti che vede coinvolto Luca Morisi, l’ex responsabile della comunicazione sociale della Lega. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il contenuto delle chat con Petre Rupa (“Nicolas”) e “Alexander” prese in esame dagli inquirenti sembra infatti scagionare l’ex capo della “Bestia” social di Matteo Salvini. Tali chat infatti proverebbero che non fu lui a portare la boccetta con il Ghb, la cosiddetta droga dello stupro, in Corte Palazzo a Belfiore.
Morisi scagionato dalle chat: “Non fu lui a portare la droga”
Nel registro degli indagati sono attualmente iscritti uno dei due ragazzi rumeni, Petre Rupa, e lo stesso Morisi, ma è probabile che anche Alexander finisca indagato, in quanto lui stesso nella chat ammette di aver portato insieme all’amico a casa di Morisi il Ghb. In ogni caso, tutte le ipotesi di reato verranno derubricate a una questione amministrativa. Questo perché la dose di droga liquida rinvenuta nell’automobile di Petre è compatibile all’uso personale. Lo stesso vale per gli 0,31 grammi di cocaina trovati a casa di Morisi. I quantitativi di entrambi gli stupefacenti rinvenuti sono dunque minimi. Pertanto non sarebbero tali da presupporre il reato di spaccio e probabilmente neanche quello di cessione di sostanze stupefacenti. Nei confronti di Morisi rimane la segnalazione al prefetto come “assuntore di stupefacenti”.
Pd primo partito? La doccia fredda per il segretario dem Enrico Letta arriva nel tg La7 delle 20, con Enrico Mentana che legge i risultati del consueto sondaggio Swg del lunedì, oggi 14 giugno.
"La prima forza politica è ancora la Lega: 20,9 per cento" spiega il direttore. Il partito di Matteo Salvini perde mezzo punto percentuale rispetto alla rilevazione di sette giorni fa e ha solo uno 0,5 per cento di vantaggio su Fratelli d'Italia. Il partito di Giorgia Meloni guadagna infatti tre decimali e sale al 20,4.
Solo terzo il Partito democratico che non guadagna, anzi, perde lo 0,2 e si attesta al 19 per cento. Dietro il Movimento 5 Stelle, altalenante nel trend del consenso come nelle vicende politiche sullo sfondo dello scontro tra il leader in pectore Giuseppe Conte e l'associazione Rousseau di Davide Casaleggio. I grillini guadagnano lo 0,3 per cento e ora sono al 16,2.
Forza Italia 6,8 per cento, Azione di Calenda 3,4 per cento, Sinistra italiana in calo scende al 2,3. "Il derby tra Speranza e Renzi vede Leu al 2,3 per cento, Italia viva al 2", spiega Mentana.
Grande curiosità desta la rilevazione di Coraggio italia, cosa nuova della galassia del centrodestra di Toti e Brugnaro. Guadagna due decimali e si attesta all'1,2 per cento.
L’assessore al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana Manlio Messina ha rifiutato una tangente da 50mila euro per un evento musicale da 500mila euro e, insieme al capo segreteria tecnica, ha denunciato tutto facendo individuare l’intermediaria e i mandanti del tentativo di corruzione.
A raccontare la storia è il sito LiveSicilia che si riferisce a fatti dell'aprile di quest'anno, poco prima dell'estate. "Un’intermediaria contatta il capo segreteria tecnica di Manlio Messina, fidatissimo del leader di Fratelli d’Italia nominato in giunta da Nello Musumeci. Propone un progetto per un evento di spessore, che prevedeva una sponsorizzazione della Regione per 500mila euro. Iniziano le verifiche del progetto, il capo segreteria tecnica si muove con discrezione. L’intermediaria propone, verbalmente, una tangente da 50mila euro per 'finanziare il partito' o 'metterli in tasca'", si legge sul sito.
Una ex dipendente di Facebook è uscita allo scoperto rivelando come il social più diffuso, contrariamente a quanto affermato, favorisca fake news e contenuti d'odio a puro scopo di profitto. Mentre da tempo sono a conoscenza che Instagram ha un effetto deleterio per le adolescenti.
Frances Haugen, 37 anni, è un’ex dipendente di Facebook e una fonte chiave nello scacchiere che vede l’azienda di Zuckerberg contrastare una crisi reputazionale che sembra di essere ancora più travolgente di quella di Cambridge Analytica. Haugen ha dichiarato che l’algoritmo di Facebook – che, secondo le parole espresse a Roma nel 2018 dallo stesso Zuckerberg, doveva privilegiare i contenuti tra profili e limitare relazioni tossiche - non è stato costruito al fine di migliorare le conversazioni sicure, quanto per far aumentare il tempo di permanenza degli utenti sulle piattaforme. Per far ciò, è stato necessario aumentare la visibilità di alcuni profili con molti follower – quindi i Vip più capaci di magnetizzare l’attenzione - benché i loro stessi contenuti valicassero le norme anti-odio previste dalla piattaforma.
Ma esistono ancora Dio, Patria e Famiglia? Amando la verità sopra ogni cosa, e rispettando la realtà prima di tutto, risponderei onestamente di no, non esistono ancora. Nel senso che non si tratta di residui perduranti del passato, una cittadella assediata da difendere per evitare che venga espugnata. Sono principi sommersi, quasi invisibili, deviati e dissimulati.
L’unica strada possibile per ridare loro dignità e visibilità a me sembra quella di partire dalla loro mancanza, dalla loro eclissi e dal vuoto che ne deriva. E vedere come può vivere, se può vivere, una società o una persona che abbia abbandonato quei punti di riferimento, diversamente nominati, che riguardano il rapporto con il cielo, con la terra e con la casa, i legami primari della nostra vita. Al posto di Dio resta quell’entità labile e friabile che è l’Io. Al posto della patria c’è lo sconfinato deserto denominato globale, dove sciamano masse di sradicati. E al posto della famiglia, come si sa, c’è la mutevole asimmetria dei rapporti transitori e a volte transgenici in cui il singolo prevale con i suoi desideri su ogni comunità, legame e dedizione. Da qui la necessità di ripensare e rifondare quei principi cardinali della vita e di sottrarre le motivazioni della vita al dominio della tecnica e del mercato.
La sua Corte Costituzionale ha stabilito che ogni legge europea deve rispettare la legge polacca: è una decisione senza precedenti
Giovedì la Corte Costituzionale polacca ha stabilito che ogni sentenza o atto normativo dell’Unione Europea deve essere conforme alla legge polacca, per essere applicato in Polonia. La sentenza, arrivata in seguito a un quesito del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, significa di fatto che la Polonia non riconosce più la supremazia delle leggi europee su quelle polacche, cioè uno dei princìpi fondativi dell’Unione Europea.
La decisione della Corte Costituzionale polacca non ha precedenti nella storia europea ma è solo l’ultimo passaggio di una contesa giudiziaria che prosegue da alcuni anni fra l’Unione Europea e la Polonia, diventata un paese a guida semi-autoritaria dopo la vittoria alle elezioni del 2017 da parte del partito Diritto e Giustizia, di estrema destra. L’Unione Europea e la stragrande maggioranza degli esperti di diritto internazionale ritengono che il governo polacco abbia compromesso l’indipendenza dei tribunali e della magistratura con varie decisioni: la stessa Corte Costituzionale polacca è piena di giudici nominati direttamente dal governo e ritenuti vicini a Diritto e Giustizia.
"Fossimo così impresentabili non saremmo il primo partito in Italia" La leader di FdI ribadisce: "Non c'è posto in FdI per i nostalgici del fascismo"
"Fossimo così impresentabili non saremmo il primo partito in Italia". Giorgia Meloni da giorni è sulle barricate dopo le accuse rivolte a Fratelli d'Italia di nascondere sacche di neofascisti, "lobby nere" e quant'altro. Ma "nel dna di Fratelli d'Italia non ci sono nostalgie fasciste, razziste, antisemite. Non c'è posto per nulla di tutto questo. Nel nostro dna c'è il rifiuto per ogni regime, passato, presente e futuro. E non c'è niente nella mia vita, come nella storia della destra che rappresento, di cui mi debba vergognare o per cui debba chiedere scusa", contrattacca la leader di FdI in una intervista al Corriere della sera. Dall'altra parte la sinistar col ditino alzato, che "i conti con il proprio passato, a differenza di noi, non li ha mai fatti e non ha la dignità per darmi lezioni".
Per l'udienza del mercoledì in Sala Nervi non è stato chiesto il Green pass perché si è trattato di una celebrazione liturgica. Basta una preghiera all'inizio e una alla fine per essere esentati dal lasciapassare? Si potrebbe estendere la preghiera anche a ristoranti e cinema, allora. Eppure in nessuna liturgia ci si fa i selfie col Papa. Nel frattempo regole e violenza liturgica sono imposte ai tutti i fedeli come un pesante fardello.
Vocabolario Treccani. Voce “coerente”: “Che non è in contraddizione, […] di persona fedele ai suoi principî o che agisce in modo conforme al proprio pensiero”. Mercoledì scorso erano in migliaia ad assistere alla catechesi di Papa Francesco nell’Aula Paolo VI, però brillava per la sua assenza la signorina Coerenza.
Infatti in Vaticano vige l’obbligo del green pass per partecipare a simili eventi, eppure mercoledì tale certificato non è stato chiesto. Fonti vaticane hanno spiegato che il certificato di sana e robusta costituzione anti-covid non serviva perché quella catechesi era “assimilabile a una celebrazione liturgica". Questo perché la catechesi è stata aperta da una lettura biblica e chiusa da una preghiera. Quindi, per coerenza logica (vogliamo rimanere in tema), se Tizio va al ristorante e prima di mangiare legge un versetto del Vangelo e chiude la cena con una preghiera, magicamente la cena diventa un momento "assimilabile a una celebrazione liturgica". E quindi non servirebbe il green pass per andare al ristorante. Analogamente per palestre, convegni, spettacoli, etc. Potrebbe essere un’idea da proporre al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione: in un batter d’occhio milioni di italiani riscoprirebbero Bibbia e preghiera.
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