Tecnici puri o d'area, pare che tutto si giochi sulla proporzione di esperti e figure terze - ma non estranee alla politica - nella lista dei ministri del governo di centrodestra che sarà guidato con tutta probabilità da Giorgia Meloni. Secondo un retroscena della Stampa, la leader di Fratelli d'Italia ha l'obiettivo di presentare una squadra di qualità che convinca tutti, principio che secondo il quotidiano viene letto dagli alleati come la possibilità che alla fine Meloni pensi anche a dieci tecnici in squadra su 15 ministeri con portafoglio. "Si tratterà di tecnici di area", è la frase attribuita dal quotidiano a fonti di FdI dopo le parole di Silvio Berlusconi che aveva chiesto un governo basato su forze parlamentari.
Tanti i nodi da sciogliere egli equilibri da trovare, a partire dal ruolo di Matteo Salvini nell'esecutivo. Nei giorni scorsi si era parlato, per il leader della Lega, in caso sfumasse il sogno del Viminale, del ministero dell'Agricoltura o del Lavoro, e in parallelo la possibile nomina a vicepremier. La Stampa aggiunge alla lista "le Infrastrutture e forse anche lo Sviluppo Economico".
Chi pensa che le belle donne non possano essere intelligenti trova in Rula Jebreal una clamorosa conferma, un autentico spot anti-femminista semovente: è come fare una campagna per dire che i calciatori possono essere acculturati e prendere come testimonial Antonio Cassano. Il quale, però, un dono ce l'ha: è scafato, è consapevole, conosce i propri limiti, si è fatto largo nonostante i propri difetti e non espressamente grazie ai propri difetti. Non siamo sicuri che per Rula Jebreal si possa dire altrettanto.
Questo che leggete però sarebbe un ritratto, perché a Libero piace vincere facile e perché la Jebreal è rimbalzata alle cronache per una scemenza che ha scritto. Se ne parla qui a fianco, quindi non infieriamo: notiamo solo che la signora 49enne ha attaccato Giorgia Meloni scrivendo che suo padre «è un famigerato trafficante di droga criminale condannato», sicchè, considerando che questo padre ha abbandonato la figlia Giorgia quando lei aveva un anno, e che lei non l'ha più visto da quando di anni ne aveva 11, l'unica correlazione colpevolizzante a questo punto sarebbe una condivisione del patrimonio genetico, una responsabilità razziale odi sangue: non male per appartenere alla penna di una signora con cittadinanza israeliana, cresciuta espressamente in Israele prima di trasferirsi in Italia, dove ha fatto una carriera in stile Alan Friedman: probabile che nel paese d'origine non se la sarebbe filata nessuno. È solo un'opinione.
Laura Boldrini è tornata in piazza, dopo essere stata cacciata dalle femministe qualche giorno fa, per provare a recuperare lanciandosi sul tema dei diritti delle donne iraniane, con slogan inneggianti alla vita e alla libertà. Tutto bene se non fosse che il web ha memoria lunga e non perdona le ipocrisie. E’ spuntata così una foto dell’ex presidente della Camera che durante un incontro ufficiale alla Moschea di Roma esibiva la testa con il velo, non esattamente un elemento di emancipazione femminile per le donne islamiche con le quali si è schierata la Boldrini. E quelle due ragazze, Mahsa Amini e Hadis Najafi, nel cui nome la Boldrini è scesa in piazza, sono state uccise proprio per quel velo…
Gaffe della Boldrini ancora una volta in piazza…
“Donna, vita, libertà. Alla manifestazione ‘The Time Has Come’ per il popolo dell’Iran, oppresso da un regime che cancella diritti e libertà fondamentali. È importante essere qui, a unire le forze con i ragazzi e le ragazze iraniani che nel loro paese, così come in molte capitali, stanno protestando contro il regime che li opprime. La loro voce deve essere ascoltata. E il pensiero va a Mahsa Amini, Hadis Najafi e tante altre: sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto, il primo bersaglio delle dittature. Finché esisterà anche un solo posto nel mondo in cui le donne sono oppresse, non ci sarà piena parità per nessuna di noi”, scrive sui social la Boldrini, deputata del Partito democratico. Le reazioni dei suoi follower, però, non sono tenere: “Ipocrita , sfacciatamente ipocrita. Ma nn erj quella, ‘la loro cultura sarà la nostra’- Come faccia a votarti la gente è un mistero”, scrive un utente. “Apperó ..dopo più di 40 giorni..si è ricordata delle repressioni che stanno subendo le #donneiraniane…”, è il giudizio acido di una donna. “Lei è senza pudore. Neanche davanti alla morte di una povera ragazza. #MahsaAmini”, fa notare una ragazza, postando la foto della Boldrini col velo. Poi l’ironia: “Mica come quelle sottone che mettono il velo per diplomazia…”.
Due liceali quindicenni vittime di molestie da una parte. Dall’altra, due adolescenti egiziani, di 14 e 15 anni, che ora devono rispondere all’accusa di violenza sessuale di gruppo. Si fa luce sul gravissimo fatto di cronaca accaduto a Milano nel marzo scorso. Si tratta di migranti senza genitori, già in comunità e che frequentano una scuola della zona.
Violenza sessuale dopo la mattinata a scuola
Le ragazzine stavano tornando a casa dopo la scuola. Erano sul tram della linea 24 a Milano. I due aggressori le videro e immediatamente iniziarono ad agire. Le spinsero, le palparono le parti intime, le molestarono sessualmente. Non erano soli, c’erano altre tre persone: due sono indagate e un terzo giovane non è ancora stato identificato. Nonostante i pianti e le urla, nessuno era intervenuto. Al capolinea le vittime scesero ma lì vissero la seconda parte dell’incubo. Furono accerchiate, cercarono di scappare ma non ci riuscirono. Una delle due studentesse fu costretta a baciare l’aggressore sulla bocca mentre gli altri continuavano a palpare.
“Una signora nessuno“. Un Alessandro Sallusti indignatissimo dedica un editoriale vibrante all’intervento infame di Rula Jebreal che ha avuto l’effetto di attirarsi strali ovunque, dai social, dai suoi follower, persino dai suoi “amici”, da politici di sinistra ed editorialisti. “Ma sei scema?”, è il titolo scelto da Libero, che, siamo pronti a scommettere, qualche anima bella troverà eccessivo. Giorgia Meloni ha trovato la solidarietà di tutti (poche, però, le voci delle donne di sinistra). Sallusti spera che la leader di FdI non si faccia troppo ferire da tutto questo scempio che arriva a chiamarla in causa sui precedenti penali di un padre morto e da lei mai più rivisto, volutamente, dall’età di 11 anni. “Tutti la stanno ferendo e tanti altri lo faranno da qui in avanti”, scrive il direttore, che dedica alla vicenda squallida che sta tenendo ancora banco parole di fuoco.
Sallusti ,Rula Jebreal “icona di quella spazzatura umana che è la sinistra elitaria”
Un colpo di coda del governo Draghi, verrebbe da dire, un soccorso “rosso” transitato per una decisione del Dap che fa capo al ministero della Giustizia. Un provvedimento che cambia lo “status” del terrorista rosso Cesare Battisti e non modifica la sua pena, ma dal significativo impatto simbolico (e sulle misure collaterali) ora che sta per insediarsi un governo di centrodestra. Proprio una delle vittime di Battisti, Alberto Torregiani, ha da sempre combattuto la sia battaglia di giustizia al fianco della destra e da FdI, mentre l’assassino ha sempre cercato e spesso trovato sponda a sinistra. Difficile credere che quella decisione del Dap di declassificare Battisti da “alta sicurezza” a “detenuto comune” sia un mero atto burocratico visto che arriva a distanza di tempo dalla richiesta avanzata dal difensore dell’ex leader dei Pac.
La decisione apre a Battisti la strada dei “benefici di legge
Il provvedimento non cambia nulla rispetto alla pena che Battisti deve ancora scontare ma aumenta la possibilità di accedere ai benefici di legge. L’unica novità, che non ha a che fare col provvedimento, è che l’ex protagonista della lotta armata potrebbe essere trasferito dal carcere di Ferrara a quello di Parma. Quello che cambia è lo stato d’animo delle vittime. Non a caso, da Fratelli d’Italia si fa notare la strana coincidenza di tempi con la prossima fine del governo Draghi.
Bonus sociali confermati, oneri di sistema azzerati e nuovo metodo di calcolo del gas
Non c'è il raddoppio della bolletta elettrica. Ma la stangata resta pesante. Dal primo ottobre il conto sarà più salato del 59%. Con un intervento straordinario, ritenuto necessario per le condizioni di eccezionale gravità della situazione, l'Arera (l'Autorità di settore dell'energia) ha limitato l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica per le famiglie ancora in tutela. A limitare il rincaro l'intervento eccezionale dell'Autorità per il quarto trimestre del 2022, che si somma agli interventi del Governo.
«I prezzi all'ingrosso del gas, giunti a livelli abnormi negli ultimi mesi a causa del perdurare della guerra in Ucraina, dei timori sulla sicurezza dei gasdotti e delle tensioni finanziarie, avrebbero portato ad un incremento del 100% circa, nonostante l'intervento del Governo con il decreto Aiuti bis» spiega l'ente guidato da Besseghini che, per limitare ulteriormente gli aumenti dei prezzi su famiglie e imprese, ha deciso di posticipare eccezionalmente il necessario recupero della differenza tra i prezzi preventivati per lo scorso trimestre e i costi reali che si sono verificati, anch' essi caratterizzati da aumenti straordinariamente elevati. Nel terzo trimestre 2022, in base ai dati di preconsuntivo, il prezzo unico nazionale dell'elettricità (PUN) infatti è pressoché raddoppiato rispetto al secondo trimestre 2022 e quasi quadruplicato rispetto al livello medio del corrispondente trimestre del 2021.
Il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli chiarisce ruolo e progettualità del governo che sta per formarsi e dei rapporti interni al centrodestra e con l’opposizione. Così come quello che sarà l’approccio con cancellerie e osservatori stranieri. Ribadendo, in un’intervista a La Stampa in edicola oggi, quanto detto ancora ieri nello studio di Uno Mattina. E lo fa smantellando, uno ad uno, etichette e allarmi lanciati dalla sinistra, in Italia e all’estero. «Ancora oggi la stampa internazionale ci cataloga come “estrema destra” (far right wing) o “destra dura” (hard right), spiega l’esponente di Fdi. Ma, aggiunge a stretto giro, «in Italia tutti sanno che noi non siamo né l’una né l’altra. E che è il Pd che ha divulgato questo messaggio anti italiano che potrebbe scoraggiare gli investitori stranieri a venire da noi».
Rampelli, vi spiego ruolo e sfide del governo che verrà
Mentre, prosegue, «potrebbe ancora lanciare un segnale. Spiegare a cancellieri e ministri che Enrico Letta è andato a incontrare, che la sinistra ha perso le elezioni. Ma che la destra italiana non è né «estrema», né «dura», e che governa da decenni Regioni e Comuni». Dando prova, ancora una volta, «che sarà un avversario leale delle socialdemocrazie europee. Anche questo potrebbe essere un modo per restaurare un bipolarismo buono. Ripristinare l’alternanza. Lavorare per modernizzare lo Stato e varare una qualche forma di presidenzialismo», suggerisce tra le righe dell’intervista al quotidiano di Torino, Fabio Rampelli. Poi, una volta sgomberato il campo da equivoci e paletti, spiega che la composizione del governo non sarà un problema: «Già governiamo in Regioni e Comuni e la quadra l’abbiamo sempre trovata». E di non essere preoccupato per le richieste degli alleati: «Non mi pare una cosa particolarmente difficile mettere d’accordo i partiti della coalizione in base ai pesi elettorali».
Venerdì 30 settembre sarà una data importante per i bilanci di famiglie e imprese. Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, comunicherà infatti l’aggiornamento delle tariffe dell’energia elettrica. Tariffe che saranno in vigore dal giorno successivo, primo ottobre, e per i successivi tre mesi, con i consumatori che andranno incontro "a una variazione estremamente rilevante, in un quadro rilevante di variazione di tutto il sistema", come affermato dallo stesso presidente di Arera, Stefano Besseghini, all'Italian Energy Summit organizzato a Milano dal Sole 24 ore. Gli aumenti, stima una rilevazione di Facile.it, potrebbero arrivare fino al 120% per una famiglia tipo.
Ma non si tratta dell’unica novità in arrivo. L'aggiornamento stavolta riguarderà solo l'elettricità, mentre per il gas bisognerà aspettare il 30 ottobre: troppo volatile il prezzo, che verrà calcolato sui prezzi medi mensili del Punto di scambio virtuale del mercato italiano. Sempre dal primo ottobre le compagnie potranno recapitare ai consumatori una bolletta mensile, invece che bimestrale. Una decisione su cui si dividono i giudizi delle associazioni di tutela dei consumatori. Se per Assoutenti "non apporterà alcun contributo alla lotta al caro-energia”, per l’Unc i consumatori "potranno sapere prima a quanto ammonterà la stangata, scoprendolo a novembre invece che a dicembre", e in tal modo “potranno intervenire prima per porvi rimedio, ad esempio riducendo i consumi".
Le femministe scendono in piazza. Per le donne iraniane? No, contro la vittoria di Giorgia Meloni. Un fatto esilarante e drammatico nello stesso tempo. Esilarante perché questo spezzone di mondo della sinistra, incurante del messaggio che è arrivato dagli italiani e dalle italiane, persegue fanaticamente il racconto della “Meloni cattiva” che vuole togliere il diritto all’aborto. Drammatico perché questa gente non rispetta libere elezioni democratiche. E così con l’appello alla mobilitazione di “Non una di meno” (le stesse che avevano parlato di centinaia di alpini stupratori a Rimini) hanno in varie città dato vita ai primi cortei contro il governo Meloni che ancora deve nascere. La scelta del 28 settembre non è stata casuale: si tratta della giornata per il diritto all’aborto libero e sicuro. Scelta che in Italia nessuno ha mai messo in discussione.
Nei loro cortei le femministe contestano il modello Dio-patria-famiglia. Lo spiega Il Manifesto, gongolando per il risveglio delle piazze “resistenti”: “Dio, patria, famiglia? No, grazie. Non Una Di Meno ha intenzione di rispedire al mittente il modello di società che ha in testa Giorgia Meloni. Da subito. Non è un caso che la prima mobilitazione nazionale dopo la vittoria delle destre sia del movimento femminista, che da sei anni riempie le piazze e si batte per la conquista di nuovi diritti di donne e persone lgbtqi+”. Sono scese in piazza in 17 città. Roma, Torino, Milano, Verona, Bologna, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e molte altre. Tutte fiere di uno slogan contro la prima donna che potrebbe essere premier in Italia: “Meloni non cantar vittoria, ti cacceremo fuori dalla storia”.
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