Il film sembra quasi identico alla sceneggiata vissuta in questo ultimo mese. Data: 27 dicembre 2000. L'Italia è attraversata da una serie di episodi di violenza e anche qualche attentato, come la bomba piazzata alla redazione del Manifesto a Roma. Episodi di matrice neofascista ben più gravi e violenti di quell'assalto alla sede della Cgil del 2021.
Tutti puntano il dito contro Forza Nuova, il movimento riportato in Italia dopo una lunga latitanza da Roberto Fiore e Massimo Morsello, che morirà poco dopo. Non è molto che sono state aperte decine di sedi lungo la penisola. E la matrice è chiara, visto che lo stesso Morsello la rivendicava all'epoca: “Forza Nuova si ricollega direttamente al ventennio fascista, quando sono state fatte cose importanti come creare la giustizia e la previdenza sociale”.
L'identità non era affatto nascosta, e quelle sedi furono tutte aperte con questo imprinting che ne avrebbe consentito l'immediata chiusura, con il primo ex comunista arrivato a palazzo Chigi: Massimo D'Alema. Ma nessuno con lui alla guida chiuse le sedi di Forza Nuova e pensò di sciogliere il movimento che era appena nato. Certo, con l'attentato al Manifesto e l'aggressione al giornalista Guido Ruotolo in quei giorni delle feste di Natale 2000 e con un altro governo di sinistra in carica, questa volta guidato da Giuliano Amato, il pressing sullo scioglimento di Forza Nuova prese grande forza. Il primo a pretenderlo fu Franco Giordano, allora capogruppo alla Camera di Rifondazione comunista. E ovviamente tornarono di attualità la legge Scelba e quella Mancino, che avrebbero potuto consentire quello scioglimento.
Ruby-ter, Silvio Berlusconi assolto a Siena: "Il fatto non sussiste". Cene eleganti e corruzione? Ancora una volta solo fango
L'ultimo, clamoroso, trionfo in tribunale per Silvio Berlusconi. L'ennesima bolla di sapone che esplode. L'ennesima inchiesta che finisce in nulla: il tribunale di Siena, infatti, lo ha assolto al processo Ruby-ter, dove è imputato per corruzione in atti giudiziari, insieme al pianista senese Danilo Mariani, parimenti assolto. La sentenza spazza via la richiesta del pm, che al termine della discussione in aula di oggi aveva chiesto 4 anni di reclusione per entrambi gli imputati. La camera di Consiglio è durata circa un'ora ed è arrivata alla conclusione che "il fatto non sussiste". Insomma, assoluzione con formula piena.
"Grandissimo risultato, tutti e due assolti con formula piena: sono veramente contento. Non stupito: è il giusto epilogo di questo processo che forse si doveva fermare un po' prima". Queste le parole, subito dopo la sentenza, dell'avvocato del Cav, Enrico De Martino.
Il falconiere non si pente: “Il mio era un saluto militare, alla spagnola”
Saluto romano? Macché, alla spagnola. E’ la versione di Juan Bernabé, falconiere addestratore dell’aquila Olimpia finito nella bufera nelle ultime ore e sospeso dalla Lazio. “Sono dispiaciuto per quello che è successo, in Spagna il gesto fascista si fa con il braccio teso in una linea retta”, dice Bernabé all’Adnkronos. “In Italia a quanto pare è anche così, dandosi una pacca sul petto. Io sono una persona assolutamente di destra, del partito Vox in Spagna come pure tanti amici calciatori, ma non di idea fascista, non è proprio nella mia mentalità”, fa sapere il falconiere.
Il falconiere della Lazio: “Saluto fascista? No, militare”
Spagnolo, 53 anni, da anni Bernabé addestra l’aquila che il club biancoceleste ha deciso di far volare prima del fischio di inizio delle partite interne all’Olimpico. Al termine della gara contro l’Inter dello scorso sabato, il falconiere della Lazio ha alzato due volte il braccio destro al cielo, salutando così i tifosi laziali. “Sono un uomo che ha girato il mondo, che fa business in tutto il mondo e che ha rapporti con persone di tutte le razze”, precisa l’addestratore dell’aquila Olimpia, che adesso verrà sostituito dal fratello. “E’ stato un gesto dettato dall’impulso – dice ancora – festeggiando il finale di una partita. Un saluto militare, mai fascista. Tuttavia va bene, queste cose fanno parte della vita, ci sono momenti brutti e belli. E questo per me è un momento brutto”.
Bilanci falsi, indagato il sindaco Orlando e tutto il Comune di Palermo
Falsi nei bilanci negli anni 2016, 2017, 2018 e 2019: indagato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e altri 23, tra attuali ed ex dirigenti, assessori e revisori dei conti. Per loro l’accusa è di falso materiale in atto pubblico. Al momento Orlando, accanito immigrazionista e amicone delle Ong, non ha rilasciato dichiarazioni.
Falsi nei bilanci, indagato sindaco di Palermo Orlando e tutta la macchina amministrativa del Comune
La procura di Palermo ha inviato al primo cittadino del capoluogo siciliano e agli altri indagati un avviso di conclusione delle indagini. Secondo la ricostruzione dei magistrati, come riporta Live Sicilia, sarebbero falsi i numeri delle entrate e delle uscite inserite nei bilanci degli anni dal 2016 al 2019. Le irregolarità riguarderebbero alcuni settori come l’ufficio del condono edilizio a quello dei tributi, dalle risorse patrimoniali alle politiche abitative. “I pubblici ufficiali sottoscrivevano e inviavano all’ufficio Ragioneria generale delle schede di previsione di entrate sovrastimate. Tenuto conto dei dati – a loro noti – degli effettivi accertamenti delle entrate nelle annualità precedenti. Così inducendo in errore il consiglio comunale di Palermo sulla verità dell’atto. Determinandolo ad adottare la deliberazione con la quale veniva approvato il bilancio di previsione”, scrive la procura. Bilanci gonfiati, insomma.
“Quota 102 beffa inaccettabile”. Non solo Lega, anche i sindacati contro Draghi
E’ battaglia sulle pensioni: non solo la Lega ma anche i sindacati sono contrari a Quota 102, tuttavia il premier Mario Draghi non intende lasciare grandi margini di trattativa. All’indomani della presentazione del Documento programmatico di bilancio da 23 miliardi (già inviato all’Ue), con la Lega che ha chiesto di mettere a verbale la “riserva politica” sul superamento di Quota 100, si scatenano le ire dei sindacati. “Quota 102 è un po’ una presa in giro: noi abbiamo proposto una riforma vera del sistema e questa non lo è”, va all’attacco Maurizio Landini della Cgil. Per la Cisl il meccanismo individuato è “inaccettabile“, per la Uil “è una beffa“.
Scontro sulle pensioni, dopo la Lega anche i sindacati contro Quota 102
Quota 100 va superata, e lo sa pure la Lega. Il punto è come. Il piano del ministro dell’Economia Daniele Franco è alzare l’età pensionabile in due step. Il Carroccio quindi chiede “uno strumento per garantire flessibilità in uscita con una misura che sia attrattiva”, come spiega il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo. In sostanza un fondo che permetta di anticipare le finestre di uscita, senza perdere contributi, per l’intera platea che ora si troverà a dover rispettare nuove quote: 102 (64 anni di età più 38 di contributi) nel 2022, 104 (66+38) nel 2023. Una richiesta eccessiva, che Draghi non intende accogliere. E’ un problema di coperture. Nel Dpb sono stanziati in deficit per il prossimo anno 600 milioni, ma anche i sindacati chiedono di più: una riforma organica.
Rai, Mediaset e La7 non si fidano del vaccino e del green pass: a casa loro pretendono il tampone
Se ascolti i loro conduttori, da Lilli Gruber e Myrta Merlino su La7 a Giuseppe Brindisi e compagnia su Mediaset, ad ogni mezzobusto Rai, nulla è più salvifico per l'Italia e l'umanità dell'avere fatto due dosi di vaccino ottenendo quel green pass che consente non solo di lavorare, ma di aprire ogni porta, perfino quelle del Paradiso visto che sulla stessa linea è gran parte della Chiesa. Non mi piace questo fare continui appelli come se ogni giornalista e conduttore si sentisse in dovere civico di fare da megafono delle scelte del governo, ma ognuno è libero di interpretare la professione come meglio crede. Pace. Solo che mi è capitato di essere invitato in presenza in trasmissioni di tutti e tre i grandi gruppi della tv generalista. E ogni volta dalle redazioni è arrivato l'avviso: “Mi raccomando, almeno un'oretta prima dell'inizio che dobbiamo fare il tampone”. Ho protestato: “Ma io ho un green pass valido fino an giugno 2022!”. Risposta ovunque: “Capisco, ma l'azienda vuole il tampone per sicurezza”.
Ora io due dosi di vaccino le ho fatte come mi è stato suggerito: sono inserito fra i soggetti fragili perché ognuno ha la salute che si trova (e infatti mi hanno già chiamato anche per fare il vaccino influenzale). E quindi ho quel green pass che sta tanto a cuore dei miei colleghi conduttori e delle loro aziende che evidentemente hanno deciso come linea editoriale di dare una mano al generale Francesco Paolo Figliuolo nella sua campagna vaccinale. Solo che dall'esperienza ho appreso che tutti - aziende e colleghi conduttori tv - predicano in un modo e razzolano in ben altro: del vaccino sono i primi a non fidarsi. Non che sbaglino in questo: un vaccinato può contrarre il virus e attaccarlo ad altri anche in modo grave, come i dimostrano eloquentemente pubblicati ogni settimana nei bollettini di sorveglianza dell'Iss (oggi la stragrande maggioranza degli ultraottantenni che si contagiano di Covid, che finiscono in ospedale, che finiscono in terapia intensiva e purtroppo anche che muoiono è di vaccinati a ciclo completo).
“Chavez finanziava il Movimento 5 Stelle”, l’ex capo degli 007 del Venezuela accusa i grillini
Il regime venezuelano di Hugo Chavez ha finanziato il Movimento 5 Stelle? Sì, secondo ‘El Pollo’, all’anagrafe Hugo Carvajal, ex capo dell’intelligence militare di Hugo Chavez. Carvajal ha messo queste accuse nero su bianco in un documento consegnato al giudice del Tribunale nazionale spagnolo Manuel Garcia-Castellon: l’ex capo dell’intelligence è recluso in Spagna dove è stato arrestato nel settembre scorso.
Nel Paese iberico aveva fatto domanda di asilo per evitare l’estradizione negli Stati Uniti, dove è ricercato per traffico di droga: una richiesta che ieri è stata respinta dal ministero dell’Interno spagnolo.
Dal carcere di Estremera (Madrid) dove è recluso, Carvajal ha presentato nei giorni scorsi alla magistratura spagnola una serie di documenti e informazioni relative a presunte operazioni di finanziamenti illeciti internazionali che riguarderebbero in particolare Podemos, il partito di sinistra di Pablo Iglesias alleato dei Socialisti al governo, ma anche il Movimento 5 Stelle , lo scomparso ex presidente argentino Néstor Kirchner, Evo Morales in Bolivia, Inácio Lula da Silva in Brasile, l’ex vescovo Fernando Lugo in Paraguay, Ollanta Humala in Perù, Manuel Zelaya in Honduras, Gustavo Petro in Colombia.
Paghiamo per buttare le mascherine dell'ex commissario Arcuri: milioni di pezzi inutilizzabili
Non c'è pace sul fronte mascherine. Dopo il sequestro da parte della Finanza di 800 milioni di dispositivi di protezione ritenuti «non conformi» comprati a suo tempo dall'ex commissario Arcuri (indagato per peculato e abuso d'ufficio), adesso il generale Figliuolo, che di Arcuri ha preso il posto, ha una nuova grana da risolvere. Ci sono altre 218 milioni di mascherine farlocche stipate nei magazzini che vanno smaltite. Le aveva acquistate il suo predecessore tra aprile e maggio 2020.
Alcune assomigliano a dei rotoli di carta igienica. Altre sono decorate con motivi floreali, carine forse a vedersi, ma comunque del tutto inutili contro il Covid. Se entro quattro giorni non salterà fuori un compratore interessato a riciclarle in altri ambiti industriali, sarà lo Stato a dover pagare per spedirle in un inceneritore. Il Tempo si era già occupato del caso a giugno, quando la struttura commissariale diretta da Figliuolo aveva cercato di piazzare per la prima volta le 218 milioni di mascherine farlocche. Lo aveva fatto con un avviso pubblico che, però, andato deserto. In realtà, tre imprese avevano manifestato il loro interesse, ma le loro offerte sono state ritenute «inammissibili», perché «prive dei requisiti sostanziali per la partecipazione alla gara». Così, pochi giorni fa, Figliuolo ha deciso di fare un nuovo tentativo. C'è tempo solo fino al 24 ottobre per fare nuove offerte. Altrimenti, il commissario si troverà costretto ad «esperire qualsiasi procedura negoziale "passiva" volta allo smaltimento dei materiali».
No Green-pass, i legami con il Pd con i fanatici che volevano assaltare la Cgil: qui cambia il quadro
Per la Procura sono esponenti di pericolosi gruppi eversivi. Per il Pd sono simpatici guasconi con i quali è opportuno «organizzare concerti» e accordarsi per «una produzione culturale alternativa». C'è un imbarazzante legame tra il Partito Democratico e "quei bravi ragazzi" No vax che sabato hanno cercato di assaltare la sede della Cgil di Milano. I quaranta anarchici denunciati dopo gli scontri, infatti, non sono spuntati dal nulla. La gran parte proviene da centri sociali del Nord. E parliamo di realtà che in molti casi devono la loro stessa esistenza proprio all'appoggio che esponenti del Pd hanno garantito loro per anni. La Questura finora non è riuscita a trovare una regia dietro all'organizzazione della manifestazione. D'altra parte parliamo di anarchici, pochi dei quali usciti dalle case occupate della città. Questo perché a parte qualche raro caso, a Milano perfino le organizzazioni antagoniste sono troppo radical chic per esprimere frange tanto "cattive".
Sbarchi clandestini senza sosta, la Lamorgese fa finta di niente. E intanto manganella a Trieste
Lamorgese «pugno di ferro» con i pacifici portuali di Trieste e guanti di velluto con ravers e sbarchi di clandestini. Dorme il Viminale, troppo impegnato a bersagliare manifestanti no green pass con idranti e lacrimogeni, mentre a Lampedusa si susseguono senza sosta gli approdi di immigrati.
Sbarchi, a Lampedusa continua l’invasione
La notte appena trascorsa ha visto l’arrivo di altri 170 clandestini, stipati nel tristemente noto hotspot di contrada Imbriacola, perennemente al collasso o sull’orlo della crisi. centosettanta nuovi ospiti della struttura da aggiungersi ai 152 arrivati ieri con sei diverse imbarcazioni. Nell’hotspot si trovano al momento 329 persone. La Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Ministero dell’Interno, è impegnata nelle operazioni di «travaso» degli stranieri per evitare che la situazione degeneri. Impresa impossibile, visto il flusso continuo di sbarchi sull’isola: appena le autorità riescono a dare respiro alla struttura, trasferendo gruppi di immigrati, ecco che subito approdano altre centinaia di irregolari che vanno a colmare nuovamente la misura.
Vittorio Sgarbi: «Il ballottaggio a Roma è andato benissimo. Gualtieri fallirà come la Raggi»
«Le elezioni comunali a Roma? Sono andate benissimo! Perché chi ha vinto e governerà Roma, ovvero il centrosinistra, farà come la Raggi un fallimento totale: e quindi il centrodestra vincerà le politiche, quando finalmente gli elettori andranno a votare». È la convinzione che esprime all’AdnKronos Vittorio Sgarbi, fondatore di Rinascimento.
«Il sindaco di Roma è il sindaco di una micro-minoranza che non ha niente a che fare con i veri cittadini romani, mentre il vincitore morale è Calenda. Noi abbiamo perso per una congiura costruita dall’inizio, da Durigon in poi; dunque – spiega Sgarbi – è una sconfitta che non ha nulla a che fare con Roma, dove ha votato meno della metà degli elettori. In vista delle elezioni politiche del 2023, non vedo alcun campanello d’allarme per il centrodestra: io sono tranquillissimo».
Messa in scacco da rubagalline, la Lega umilia la Lamorgese
«Ministra Lamorgese, lei si è fatta mettere in scacco da dei ruba galline? Valutiamo molto negativamente la linea di autoderesponsabilizzazione, linea fissa della gestione del Viminale». Lo ha detto Gianni Tonelli della Lega, intervenendo in Aula della Camera dopo l’informativa della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sugli scontri nelle manifestazioni contro il green pass.
Il deputato leghista ha quindi sollevato «interrogativi sul suo ruolo tecnico». Tonelli ha ricordato i decreti Salvini: «Guidare il Viminale è un fardello, ne siamo consapevoli e lo sa il suo predecessore che è a processo per difendere il suo popolo, ha avuto il coraggio di fare quello che lei non ha il coraggio». Infine, per il leghista «le responsabilità chiare si indirizzano verso la sua persona, non si può fare il ministro dell’Interno in guanti bianchi, dovrebbe imparare dal suo predecessore, pensi con quanta serenità Salvini poggiava la testa la sera sul cuscino...», ha concluso.
Intramontabile Mastella: "Ho vinto contro armata brancaleone, da Letta a faccetta nera"
Clemente Mastella non tramonta mai e si impone al ballottaggio a Benevento riconfermandosi sindaco contro il candidato del centrosinistra. Mastella si presenta alle telecamere di Enrico Mentana su La7 con tutta la famiglia, con tutti i nipotini schierati in prima fila.
"Sono contento così, faremo belle cose per Benevento nei prossimi cinque anni", dice Mastella commentando la vittoria che gli ha consegnato con oltre i 52% dei voti, il secondo mandato di sindaco del capoluogo sannita. Una coalizione di dieci liste, ma tutte di ispirazione civica o espressione di gruppi politici che si sono discostati dalle posizioni ufficiali dei rispettivi partiti. "Dall’altra parte c’era l’arca di Noe, un’armata brancaleone - rileva Mastella - io ero da solo, ma con il popolo di Benevento. Da una parte una squadra che andava da destra all’estrema sinistra ma la gente ha sconfitto questa logica".
Grazie Trieste, in faccia allo snobismo dei salotti mainstream
Trieste, manifestanti e solito snobismo dei media mainstream. Se si volesse sintetizzare in qualche modo quanto osservato stamattina, lo si potrebbe fare in questo modo. Mentre portuali e comuni cittadini tentavano disperatamente di resistere all’arrivo della polizia nel porto della città, su La7 e Sky ci si permetteva di guardare con sufficienza all’accaduto.
I manifestanti di Trieste e il mainstream
Da stamattina, la pressione della polizia, dei camion e degli idranti è stata via via più forte. Si parte con Stefano Puzzer e altri al seguito che si siedono sull’asfalto, quasi in lacrime, chiedendo soltanto di essere ascoltati.
Gli agenti in piena tenuta antisommossa non schiodano. Uno stallo che dura alcune ore, dalla primissima mattina fino alle 9.30 circa.
SkyTg24 segue gli avvenimenti, ma praticamente mai dà voce ai manifestanti. Solo narrazione sugli eventi, mentre dai video in diretta diffusi su Facebook si possono ascoltare gridi di disperazione: “Toglietevi i caschi, avete dei figli anche voi” dice un signore ai poliziotti. Non verrà ascoltato.
La Lega mugugna, Borghi: «È mancato il voto d’opinione, il governo col Pd ha demotivato i nostri»
«Questo voto con affluenza minima indica che molti elettori del centrodestra nelle grandi città sono stati a casa indipendentemente dal candidato». È la riflessione con l’AdnKronos di Claudio Borghi, deputato della Lega, a ridosso della chiusura dei seggi nelle città al ballottaggio. «Bene mantenere Trieste, anche in altri centri importanti di minori dimensioni, da Desio a Sansepolcro a Lanciano, il centrodestra cresce», aggiunge.
Borghi: «È mancato il voto d’opinione»
«La mia interpretazione – conclude l’economista del partito di Matteo Salvini – è che sia mancato il voto di opinione, quella carica rivoluzionaria che ha sempre accompagnato la crescita della Lega e che, forse, la presenza al governo con il Pd e la conseguente continua ricerca di compromessi ha demotivato».
Nel derby di centrodestra ad Afragola vince Pannone, il candidato indicato da Fratelli d’Italia
Antonio Pannone è il nuovo sindaco di Afragola con il 51,35% (10.56 voti). Il nuovo primo cittadino, candidato con nove liste di centrodestra (tra cui FdI e Lega), è stato premiato nelle urne con un distacco di 553 voti sul candidato di centro, nelle cui liste però figurava anche la lista ufficiale di Forza Italia, Gennaro Giustino, fermo al 48,65% (9.953 voti). Un ballottaggio tirato fino all’ultimo minuto, al termine di un mese di campagna elettorale durissima, contrassegnata da episodi di violenza, da denunce per voto di scambio e con l’ombra delle infiltrazioni di camorra.
Il ringraziamento di Pannone agli elettori di Afragola
Il silenzio della sinistra sulle violenze degli anarchici a Milano: 2 arresti e 8 denunce tra i no green pass
La sinistra batta un colpo. Sono due le persone arrestate e otto quelle denunciate, a vario titolo per interruzione di servizio pubblico, violenza privata, istigazione a disobbedire alle leggi e per manifestazione non preavvisata, per il tredicesimo corteo No Green pass che si è svolto sabato pomeriggio per le vie di Milano. Lo comunica la questura di Milano. Degli oltre 100 manifestanti identificati, la Polizia di Stato sta valutando la posizione di circa 40 esponenti dell’area anarchica milanese e varesina per il deferimento all’autorità giudiziaria. Durante il corteo il drappello di anarchici ha più volte tentato di far deviare il percorso della manifestazione cercando di raggiungere «obiettivi sensibili» come Palazzo Lombardia, la stazione Centrale e la Camera del Lavoro (palazzo dei Sindacati).
Una centinaio di esponenti dell’area anarchica, in particolare quelli del Telos di Saronno (Varese), hanno cercato di prendere la testa del corteo No Green pass di Milano che ha contato la presenza di migliaia di persone. Gli anarchici hanno tentato sui bastioni di Porta Volta di far deviare tutto il serpentone verso la stazione Centrale ma non sono stati seguiti dal resto dei manifestanti. Dopo essere rientrati nella pancia del corteo hanno effettuato un secondo tentativo di far deviare il percorso. Una squadra di pronto intervento della Polizia è riuscita a sbarrare la strada ai manifestanti in via Moscova prima di largo La Foppa. Si sono registrati per alcuni minuti di tensione tra le prime file del serpentone e le forze dell’ordine in assetto antisommossa. E in tutto ciò la sinistra? Totalmente muta dopo le decine di dichiarazioni della scorsa settimana per quanto successo alla Cgil.
Ballottaggi, affluenza in calo rispetto al primo turno. Alle 19 ha votato il 26,71% rispetto al 31,65%
Non tocca il 10% alle 12 l’affluenza al voto per i ballottaggi. Secondo i dati del portale del Viminale Eligendo (63 Comuni su 63), alle 12 ha votato il 9,73% degli aventi diritto contro il 12,18% del primo turno. L’affluenza è in ulteriore calo rispetto al primo turno, (il dato diffuso dal Viminale non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia).
Sono cinque milioni gli elettori chiamati alle urne oggi e domani: 65, le città che devono rinnovare sindaci e consigli comunali. Le urne sono aperte fino alle 23, e ancora domani dalle 7 alle 15.
Ballottaggi, ecco i dati sull’affluenza a Roma
Roma: alle ore 12 ha votato il 9,36% (11,83% al primo turno). Nella Capitale si vota il ballottaggio tra Enrico Michetti del centrodestra e Roberto Gualtieri del centrosinistra. I due sfidanti hanno votato stamattina. Per entrambi il seggio era a Monteverde anche se in due scuole diverse. Il candidato di centrodestra Michetti, jeans, giubbotto e mascherina nera, ha votato presso il seggio di via Giovanni De Calvi e, ai cronisti che gli chiedevano una battuta, ha risposto “c’è il silenzio, non parlo”. Gualtieri, piumino smanicato sopra la giacca e mascherina chirurgica bianca e azzurra “tradizionale”, ha invece votato presso il seggio 1427 dell’istituto Federico Caffè in via Fonteiana 111. Anche per lui qualche foto ma nessuna dichiarazione.
Un altro rave party a Viterbo, alla faccia della Lamorgese. Ma ormai i “festini” selvaggi impazzano
La Polizia di Stato interrompe e sgombera un rave party ad Ancarano, nel viterbese, a poca distanza dal luogo nel quale, a Ferragosto, la ministra Lamorgese consentì lo svolgimento di una mega “festa” a base di droga e alcol (e un morto)facendo “accompagnare” i manifestanti all’autostrada al termine dell’evento senza nulla fare per ripristinare la legalità.
Confortati da quel precedente, gli organizzatori del rave ci hanno riprovato, ma stavolta a intervenire sono stati gli uomini del Commissariato di Tarquinia, con la Digos e i Carabinieri della Compagnia di Tuscania, che stamattina hanno avuto notizia dell’allestimento di una rave party abusivo nell’agro tra i Comuni di Tarquinia e Tuscania. Gli agenti hanno smontato le attrezzature musicali e allontanato i partecipanti all’iniziativa che sono stati tutti identificati. Si tratta di 56 italiani e 3 stranieri. Sono 19 le autovetture e 3 i camper trovati sul posto. Sono in corso accertamenti per risalire alla proprietà del terreno. Un approccio all’insegna della legalità, a differenza di quanto accadde ad agosto, sempre a Viterbo.
Trieste, Puzzer si dimette dal Coordinamento portuali. “Ma la protesta va avanti”
Stefano Puzzer si è dimesso dal Coordinamento dei portuali di Trieste. Lo ha reso noto attraverso un post pubblicato sul proprio profilo Facebook. «In data odierna ho rassegnato le dimissioni dal Clpt di Trieste poiché è giusto che io mi assuma le mie responsabilità — ha fatto sapere — Una di queste, è la decisione di proseguire il presidio fino al 20 di Ottobre. La decisione è soltanto mia, non è stata forzata da nessuno, anzi non volevano accettarle ma io le ho pretese», conclude.
Puzzer, con un comunicato si dimette dal Cptl
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