Sondaggio Demopolis: crescono Pd e Lega, cadono i Cinque Stelle
L'ultimo sondaggio attesta il partito di Salvini al 36% dei consensi con una crescita dello 0,8%, -0,5% per i pentastellati e +0,5% per i dem. Con le acque molto agitate nel mondo della Politica italiana si guardano sempre con più attenzione i Sondaggi politici. Quello realizzato da Demopolis, e riportato in un articolo di 'Termometro Politico', conferma il buono stato di salute della Lega e, allo stesso tempo, certifica la crisi che sta interessando il Movimento 5 Stelle. Entrando nello specifico e stando ai risultati del sondaggio, la Lega al momento potrebbe contare sul 36% (+0,8%) dei consensi degli italiani, mentre i 5 Stelle sono scesi al il 18% (-0,5%). Il Partito Democratico, invece, si attesta sul 22,5% (+0,5%), con un deciso aumenti dei suoi consensi. L'indagine dell'istituto è stata realizzata tra il 22 e il 24 luglio 2019 su un campione di 1.500 persone, mentre la precedente rilevazione risaliva al mese di giugno. L'aumento dei consensi del Carroccio e la crisi di Forza Italia Come già ricordato, la Lega ha decisamente aumentato i suoi già alti consensi. Ciò è avvenuto nonostante le recenti diatribe emerse all'interno delle forze di Governo, diatribe che, però, hanno indebolito i pentastellati.
"Maria Elena Boschi e il flirt con il potente uomo del Pd": l'indiscrezione bomba
Altro che single da anni, dedita solo alla politica e al suo prestigioso posto nella squadra di Governo, conquistato a fatica dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Maria Elena Boschi qualche serata romantica se la concede, eccome. A svelare gli "altarini" della bella sottosegretaria è Dagospia, che spiffera pure il nome del fortunato. Un uomo molto potente, Francesco Bonifazi. Il tesoriere del Partito Democratico non sembra neanche essere nuovo alla corte di Maria Elena. Il famoso sito di gossip, infatti, parla di un "vecchio desiderio ricicciato", descrivendo la liasion più un ritorno di fiamma che un nuovo amore. Da buoni toscani, lei di Montevarchi, lui di Firenze, non disdegnano le minestre... Anche se riscaldate.
Maria Elena Boschi e l’amante di Matteo Renzi
Questo è stato l’ultimo tema di lite tra me e Anna. Ci capita ogni tanto quando guardiamo la tv e io mi lascio andare a commenti abbastanza beceri, un po’ da Bar Sport. Praticamente come faccio anche qui sul blog. Ma sono cose che non penso fino in fondo, mi piace ogni tanto aprir bocca e darle fiato, sparare due minkiate tanto per. Commentare qualsiasi notizia come se fossi un casalingo di Voghera. Sono fatto così. Non so mordermi la lingua. Solo che per la mia dolce metà, evidentemente, certi temi sono tabù. La dinamica di solito è questa: sento una notizia in tv, io commento a vanvera, lei si inkazza e mi offende. Poi mi tiene il muso. Al che, dopo un po’, mi arrabbio io. E’ una formula già rodata diverse volte. Questa volta poi si è inrabito anche il gnappo, che mi ha dato i suoi soliti schiaffi senza motivo e di conseguenza le ha prese appena prima di andare a letto. Come ricompensa però ci ha tenuto svegli tutta notte. L’ultimo oggetto del contendere è stata un’intervista alla moglie di Matteo Renzi, Agnese. L’avevo vista qui su Corriere.it e poi, la sera, l’abbiamo riguardata in tv insieme. Lei mi sembra una donna a posto, una in gamba, umile, dolce e con la testa sulle spalle. Dice che non andrà a Roma col marito, ma starà a casa con i tre figli, per attutire loro lo shock da quando il papà ha inchiappettato Letta ha accettato l’incarico da Napolitano.
Governo, Zingaretti chiede discontinuità: "No al Conte bis"
"Discontinuità": è quella che il segretario del Pd Nicola Zingaretti proporrà domani alla Direzione del partito, come condizione per intraprendere una trattativa con M5s per dar vita ad un nuovo governo. Una discontinuità innanzitutto di linea politica su punti come i decreti sicurezza, ma anche sui nomi a partire da quello del premier Giuseppe Conte, che non potrebbe esser lui a guidare l'esecutivo giallo-rosso, senza tuttavia escludere ruoli alternativi importanti come quello di Ministro degli Esteri. Subito dopo l'intervento del presidente del Consiglio in Senato, Zingaretti, in una nota, ha ribadito quello che in Aula hanno affermato i senatori Dem (Franco Mirabelli, Luigi Zanda, Matteo Renzi, Andrea Marcucci), cioè la "condivisione" del duro giudizio su Salvini. Ma ciò che non è piaciuto al segretario Dem è "l'autoassoluzione" di Conte:"Perché attendere la mozione di sfiducia della Lega - ha chiesto Zingaretti - per denunciare" le cose attribuite a Salvini?
Bassetti (Cei): "Non possiamo chiudere i porti ai migranti". La chiesa non deve fare politica.
La chiesa non deve fare politica. Si scandalizza di Salvini che come tutti i credenti veri porta avanti certi valori e non si è mai scandalizzata che un partito si chiamasse Democrazia Cristina e come simbolo avesse la croce. Bassetti (Cei): "Non possiamo chiudere i porti ai migranti". "Se arriva una nave e il mare è in tempesta, non posso chiudere il porto. Ma questo è ovvio, perché salvare le vite viene prima di ogni altra cosa. Ma non è detto che sia la forma migliore di farlo". Così il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti.
Renzi-Di Maio, era quasi accordo. Ma la Boschi ha fatto saltare tutto
Alla fine il Pd ha deciso di non decidere. Almeno per il momento è stata sventata l'ipotesi di una conta interna che avrebbe lasciato sul campo un partito spaccato a metà. La mediazione è coincisa con il rinnovo a tempo (molto determinato) della fiducia nei confronti del reggente Maurizio Martina e l'impegno a convocare l'Assemblea nazionale quanto prima (nel mese di maggio). Questa assise, a sua volta, darà il via al percorso congressuale che, situazione politica permettendo, terminerà con l'elezione del nuovo segretario nelle prime settimane dell'autunno di quest'anno. A quel punto, la conta ci sarà eccome. Ma come si è arrivati a questo punto d'incontro dopo una vigilia tanto minacciosa? Può sembrare un paradosso ma l'artefice principale della (momentanea) riappacificazione in casa dem è quel Matteo Renzi che fino a poche ore fa veniva considerato il più deciso ad andare fino in fondo. I minuti immediatamente precedenti alla riunione sono stati decisivi, quando in una stanza del Nazareno si sono incontrati l'ex leader e il suo successore.
Fango a Cinque Stelle. L’ultima infamia di Di Maio
“Non voglio avere niente a che fare con il PD, il partito di Bibbiano”. Questa l’ultima infamia di Luigi Di Maio, capo politico di quel Movimento Cinque Stelle con il quale – secondo alcuni commentatori – il Partito Democratico si appresterebbe a siglare un’alleanza di governo. Parole ignobili e calunniose, non le prime né le ultime di questo tipo a provenire da un partito che ha fatto della diffamazione e dell’infamia il metodo principale di iniziativa politica. Un partito di falsari che da anni ha intossicato la vita pubblica italiana sdoganando la violenza verbale e i pestaggi mediatici, fomentando attacchi di ogni genere alle istituzioni repubblicane e minando le basi stesse della nostra convivenza civile. Il tutto fondato sulle falsità, condito dalla calunnia, alimentato dalla diffamazione. Perché è vero che Salvini ha dato corpo e sostanza ad una minaccia esplicita contro la nostra democrazia, ma è altrettanto vero che la strada verso la barbarie salviniana è stata preparata nel corso degli anni dal lavoro di scavo e delegittimazione del Movimento Cinque Stelle (come conferma anche il travaso di voti da M5s alla Lega).
Renzi, Luigi Zanda (Pd): “Aveva promesso di lasciare la politica, ma non l’ha fatto”. E sui conti: “Italia miracolata dall’Ue”
Luigi Zanda auspica un nuovo Pd rispetto alle ultime esperienze di governo. Ai microfoni della Repubblica, il tesoriere Dem ripercorre gli ultimi anni della gestione del partito e detta la sua linea per il rilancio. Lotta alle diseguaglianze, con particolare attenzione al Sud, all’ambiente, all’Europa, ma anche alle grandi infrastrutture come la Tav, intrattenendo rapporti più stretti con le grandi democrazie in funzione anti-nazionalista. E non risparmia critiche alla corrente renziana e all’ex presidente del Consiglio: “Aveva promesso che in caso di sconfitta (al referendum, ndr) avrebbe abbandonato la politica, ma non l’ha fatto”. Sulla questione dei conti, Zanda non ha dubbi nel dire che è l’Unione europea a essere dalla parte della ragione: “Hanno miracolato l’Italia non avviando la procedura d’infrazione. In cambio, l’Italia ha promesso rigore nella legge di bilancio. Non dobbiamo mancare alla parola data”. Zanda risponde a chi accusa il Pd di essere il partito dell’austerità, dicendo che è invece la formazione “dei bilanci in regola”, a differenza di altre realtà, su tutte Lega e Movimento 5 Stelle attualmente al governo: “Lega e Cinque Stelle – continua – hanno in comune un disegno autoritario e stanno erodendo la democrazia, sia con comportamenti volgari che con un sistematico assalto ai valori democratici. In Europa, Salvini e i suoi amici conteranno poco e niente perché hanno perso”.
Perché il Pd non deve scendere a patti con i Cinque stelle. Nemmeno pensando a Togliatti
I capi storici del “migliorismo” sono stati tutti educati alla lezione del togliattismo: realistica valutazione dei rapporti di forza nella lotta politica, un orizzonte politico entro cui collocare sempre le lotte dei lavoratori, non impegnare le proprie forze in battaglie sterili o per obiettivi irrealistici, avere a cuore gli interessi della Nazione.
Belpietro: “Con Zingaretti il Pd guarda ai 5 Stelle”
Sono giorni importanti per la politica italiana. Ieri si sono svolte le Primarie del Pd che hanno visto la vittoria di Nicola Zingaretti, che così sarà il prossimo segretario del Partito Democratico. Un successo che avrà ripercussioni anche sul futuro del Governo. Di questo ed altro ne ha parlato il direttore di Panorama, Maurizio Belpietro, ospite a Stasera Italia. Zingaretti nuovo segretario. La vecchia guardia del Partito Democratico si è ripresa il partito; credo con il voto di ieri dei militanti che si stia cercando di archiviare la stagione renziana. Renzi ha provato a mettere i bastoni tra le ruote a Zingaretti ma non ce l’ha fatta. Si apre anche una nuova fase nella maggioranza perché è evidente che Zingaretti cercherà di sollecitare quella parte del Movimento 5 Stelle più vicina alla sinistra e guidata da Fico ma anche da altri che cercherà di spaccare il fronte dei 5 Stelle ed allo stesso tempo i grillini cercano una via d’uscita per frenare la crescita della Lega; è un po il ritorno alla teoria andreottiana dei “due forni”. Oggi Di Mio ha parlato del salario minimo ed un primo tentativo di flirt su questo punto con il Pd. I voti ai politici: Salvini, Di Maio, Conte, Toninelli. 5 anni fa la Lega stava sotto il 4% e rischiava di sparire dato che si trovava anche al centro di una fase di scandali che avevano coinvolto i vertici del partito.
Attenti a Matteo, Pd e Cinque Stelle hanno lo stesso problema: Renzi
Uno dei risultati principali di questa folle crisi di mezza estate, dall'esito ancora indecifrabile, è stato sicuramente il ritorno sulla scena politica di Matteo Renzi. Comunque la si guardi, rinnegare un anno e mezzo di battaglia politica, in cui lui e i suoi fedelissimi hanno a più riprese minacciato fuoco e fiamme nel caso in cui nel Pd si fosse fatto cenno a una qualsiasi forma di convergenza con i Cinque Stelle, è stata una mossa che ha ridato centralità alla figura dell’ex premier, alla disperata ricerca di uno spiraglio per riacquisire l’importanza persa negli ultimi mesi. La situazione è nota. Matteo Renzi – che all’inizio del 2018 ha composto le liste elettorali del Pd a sua immagine e somiglianza, lasciando ai compagni di partito della minoranza solo le briciole – controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari Dem. In particolare ci sono due componenti, che, pur con diverse sfumature, fanno ancora riferimento a lui. Gli ultra-ortodossi di “Sempre Avanti”, guidati da Roberto Giachetti e Anna Ascani, e il corpaccione di “Base Riformista”, la corrente guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti, che nelle ultime settimane ha ricoperto il ruolo di “ponte” tra la segreteria di Nicola Zingaretti e la leadership esterna di Renzi.
L'ombra dei pedofili e le strane carriere dei porporati gay tra le mura vaticane
Non basterà a papa Francesco la ormai certa riduzione allo stato laicale dell'ex cardinale statunitense Theodore McCarrick per calmare le acque e gestire a suo modo il vertice sugli abusi sessuali del clero convocato in Vaticano dal 21 al 24 febbraio prossimo, con la presenza dei presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo. Come si ricorderà, la vicenda McCarrick un abusatore seriale - ha provocato un vero e proprio terremoto nella Chiesa cattolica, che dagli Stati Uniti è arrivato in Vaticano, fino a Santa Marta, residenza del Pontefice. Il problema non sono solo gli abusi sessuali, principalmente su seminaristi, che risalgono già agli anni '80 e proseguiti per oltre venti anni. Ciò che maggiormente inquieta è come sia stato possibile che malgrado ci fossero denunce e voci insistenti sulla sua omosessualità attiva e sugli abusi, abbia potuto fare una brillantissima carriera ecclesiastica essendo stato promosso fino all'arcidiocesi di Washington e addirittura nominato cardinale, ancora al tempo di san Giovanni Paolo II. È anche il tema dell'ormai famosa lettera-dossier pubblicata nell'agosto scorso dall'ex nunzio negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò, che ha chiamato in causa diversi esponenti della Curia Romana e lo stesso papa Francesco che, pur a conoscenza dei dossier su McCarrick, gli ha dato importanti incarichi personali per conto della Santa Sede. Lo scorso ottobre, poi, papa Francesco ha accettato le dimissioni di McCarrick dal cardinalato ma solo dopo che era emersa la denuncia riguardo agli abusi su un minorenne.
Così il Vaticano protegge i preti pedofili
Alti prelati del Vaticano, italiani e stranieri. Molto vicini a papa Francesco. Che per anni hanno insabbiato le violenze sessuali sui minori da parte degli orchi con la tonaca. Le nuove rivelazioni su responsabilità, silenzi e omertà. re cardinali che hanno protetto sacerdoti pedofili sono stati promossi nel C9, il gruppo di nove alti prelati che assistono papa Francesco nel governo della Chiesa Universale. Altre quattro porpore italiane e straniere che non hanno denunciato predatori seriali e che hanno cercato di proteggere le casse della Chiesa dalle richieste di risarcimenti alle vittime, sono ascesi sulla cima della scala gerarchica della Santa Sede. In Italia, Spagna, Francia, Belgio e Sud America altri vescovi insabbiatori sono stati premiati con incarichi importanti, o graziati di recente con sentenze canoniche discutibili. Insomma, se il Vaticano ha dichiarato da tempo guerra aperta ai crimini sessuali dei suoi preti nei confronti di bambini e ragazzine («una battaglia cruciale, che va vinta ad ogni costo», ha detto e ripetuto papa Francesco fin dall’inizio della sua elezione al soglio petrino) a quasi quattro anni dall’inizio del pontificato di Bergoglio la lotta mostra più di una crepa. Non solo per alcune nomine che appaiono sorprendenti, ma anche perché il fenomeno degli orchi in tonaca continua ad avere numeri impressionanti: tra il 2013 e il 2015 fonti interne alla Congregazione per la dottrina per la fede spiegano che sono arrivate dalle diocesi sparse per il mondo ben 1200 denunce di casi “verosimili” di predatori e molestatori di minorenni.
Perché il Pd non deve scendere a patti con i Cinque stelle. Nemmeno pensando a Togliatti
Non è la primavera del ’44 né la fine di Weimar. E il Pci che si astenne sul governo Andreotti nel ’76 era un altro partito. La soluzione oggi è un esecutivo tecnico, “neutrale”. I capi storici del “migliorismo” sono stati tutti educati alla lezione del togliattismo: realistica valutazione dei rapporti di forza nella lotta politica, un orizzonte politico entro cui collocare sempre le lotte dei lavoratori, non impegnare le proprie forze in battaglie sterili o per obiettivi irrealistici, avere a cuore gli interessi della Nazione.
BIBBIANO, 3 NUOVI INDAGATI/ Abuso d’ufficio: “Incarico a moglie Foti ai domiciliari”
Novità importante sul caso Bibbiano e l’inchiesta sugli affidi illeciti: dopo le notizie sulle consulenze affidate alla psicologa Nadia Bolognini dopo il suo arresto ci sono tre nuovi indagati con l’accusa di abuso di ufficio. Una vicenda che, come riportato da Fanpage, era venuta a galla solamente ieri, grazie agli esposti dei consiglieri di Forza Italia. Da quanto emerso finora, alla Bolognini era stato dato un incarico dall’Unione Comuni Modenesi Area Nord, il 3 luglio scorso, sette giorni dopo lo scoppio del caso dei bimbi strappati alle famiglie biologiche. La psicologa Bolognini non è altri che la moglie dello psicoterapeuta Foti, finito a sua volta ai domiciliari. A breve, come riportato da Fanpage, si terrà un incontro tra le Procure di Reggio Emilia e Modena che coordinano le indagini dei carabinieri per decidere come intervenire.
Bibbiano, Salvini dà la colpa al Pd: “Che schifo la sinistra che fa business sui bambini”. I democratici: “Il Tg2 ci diffama”
L’indagine dei presunti affidi illeciti a Bibbiano sempre più strumentalizzata dai partiti per le proprie campagne politiche. Dopo gli attacchi in diretta su Rai 1 di Luigi Di Maio, oggi è il turno di Matteo Salvini che ha annunciato di voler andare “presto” a fare visita al paese in provincia di Reggio Emilia: “Questi crimini non possono e non devono restare impuniti”. Nell’inchiesta Angeli&Demoni, che a fine giugno ha travolto i servizi sociali della Val d’Enza, è infatti coinvolto anche il sindaco dem Andrea Carletti. Il primo cittadino è però indagato per abuso d’ufficio e, come specificato dallo stesso pm Marco Mescolini, non ha accuse in concorso con le violenze ai bambini. Ovvero “risponde soltanto della presunta violazione della normativa per gli appalti“. Carletti si è anche autosospeso dal Partito democratico. Nonostante questo M5s e Lega continuano a definire il Pd come “il partito di Bibbiano”: “Che schifo una certa sinistra”, ha scritto Salvini in queste ore, “che fa business sugli immigrati e perfino sui bambini”. Di Maio, su Rai1 e poi in un video su Facebook, aveva invece accusato i democratici di “togliere i bambini alle famiglie con l’elettroshock” allo scopo di “venderli”. Nessuna di queste due accuse ha riscontro nell’ordinanza della magistratura. Nelle scorse ore inoltre, è stato scarcerato Claudio Foti, lo psicoterapeuta fondatore della onlus Hansel&Gretel e accusato di aver fatto il lavaggio del cervello a una minore: il Riesame ha annullato l’ordinanza, che è stata impugnata, e sono caduti i “gravi indizi di colpevolezza”.
Chi sono quelli che difendono il sindaco di Bibbiano e perché
Ci mancava solo l’Anpi. Alla fine anche i partigiani si sono uniti al grande coro democratico: hanno offerto «piena solidarietà ad Andrea Carletti in questo momento difficile» e hanno voluto ricordarne «l’impegno nell’affermare e diffondere i valori della legalità» e quelli dell’antifascismo militante. Prima del 27 giugno, quando è piombato nell’inchiesta «Angeli e demoni» della Procura di Reggio Emilia finendo agli arresti domiciliari, Carletti non era un politico di primissimo piano. Nel Pd emiliano aveva fatto una bella carriera da amministratore locale, ma le cronache nazionali quasi lo ignoravano. Oggi, invece, il sindaco di Bibbiano è il recordman italiano della solidarietà. Il suo partito, il Pd, lo celebra quale «capace amministratore, apprezzato dai suoi cittadini», e garantisce che «risponderà con serenità dei rilievi amministrativi che gli vengono mossi». Contro Carletti, del resto, lo stesso segretario del Pd Nicola Zingaretti non ha alzato un dito, attendendo fosse il sindaco ad autosospendersi.
Cosa c’entra il sindaco Pd di Bibbiano con i bambini portati via dalle famiglie
Lo scorso 27 giugno, un’inchiesta nominata “Angeli e Demoni” ha iniziato a comparire sulle pagine dei giornali. Tra i primi a darne notizia, il quotidiano locale Reggio Sera. Un presunto sistema illecito di gestione di minori in affido gestito dai servizi della Val d’Enza aveva sconvolto la cittadina di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia. Tra le 18 persone sottoposte alle misure cautelari c’era anche il sindaco Andrea Carletti. In quelle ore, oltre 100 carabinieri vennero impiegati nelle perquisizioni domiciliari degli indagati, accusati a vario titolo di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. Nei giorni successivi, vennero iscritte nel registro degli indagati altre 9 persone, tra cui anche gli ex sindaci di Montecchio Emilia e di Cavriago, Paolo Colli e Paolo Burani, in carica all’epoca dei fatti e accusati di abuso d’ufficio.
"A Bibbiano business sui bambini". E Salvini accusa il Pd
Il presunto scandalo delle famiglie strappate ingiustamente dai servizi sociali diventa oggetto di dibattito tra i partiti. Lo scontro politico si sposta su Bibbiano. I big dei partiti litigano sull’inchiesta “Angeli e Demoni” che ha portato alla luce un presunto giro di affidi illeciti dei bambini nella Val D’enza. Sedici persone finite in manette, ventisei gli indagati, tra questi anche alcuni sindaci del Partito democratico. Come il dem Andrea Carletti, primo cittadino di Bibbiano, tutt’ora agli arresti domiciliari con le accuse di abuso d’ufficio e falso. Ma per il PD lui, insieme agli altri due ex sindaci dem indagati Paolo Colli e Paolo Burani, sono innocenti. Tanto che, il circolo dem di Bibbiano aveva scritto una lettera pubblica a favore di Andrea Carletti. Un "atto di vicinanza e di solidarietà" per lui e per la sua famiglia "sicuramente duramente colpita da questi accadimenti". E così, il presunto scandalo delle famiglie stroncate ingiustamente dai servizi sociali, finisce per diventare oggetto di dibattito tra i diversi partiti. È scontro aperto sui social network. Matteo Salvini fa sentire la sua voce e non abbassa la guardia.
Riecco Prodi e Veltroni, i registi dell'inciucio
I due ex leader spingono per l'abbraccio coi 5s. Con il sogno di conquistare il Quirinale. «Topo Gigio» Veltroni e «Valium» Prodi, come li chiamò delicatamente Beppe Grillo, all'opera dietro del quinte per il gran papocchio giallorosso, l'inciucio del Pd con il M5s? Possibile, anzi sicuro. I due intramontabili ex leader della sinistra italiana si stanno manifestando tramite interviste, editoriali, consigli anche non richiesti. Oppure sotto mentite spoglie, attraverso le parole di loro fedelissimi come lo è Goffredo Bettini per Walter Veltroni. L'ex coordinatore della segreteria di Veltroni, quando «Uòlter» guidava il Pd, ha lanciato un «lodo», un patto di legislatura con i Cinque stelle che metta d'accordo Renzi e Zingaretti e porti il Pd a governare, insieme a Di Maio, fino a scadenza naturale della legislatura nel 2023. La vera posta in gioco per il Pd, più ancora della insperata possibilità di passare dall'opposizione al governo, è avere voce in capitolo nell'elezione del prossimo inquilino del Quirinale. La successione a Mattarella verrà decisa infatti nel 2022 (la scadenza naturale della legislatura è il 2023) e a condurre i giochi saranno i partiti di maggioranza. Appunto, quale maggioranza?
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