Comunque vada, è il ragionamento all'interno di Fratelli d'Italia, Giorgia Melonipotrà soltanto guadagnarci. Mentre la crisi di governo è in atto, la leader di Fdi sa che se si andrà alle urne otterrà un consenso superiore a quello registrato l'anno scorso, altrimenti continuerà nella sua opposizione trasparente a quello che definisce un inciucio "salvapoltrone". Certamente, la Meloni ha più di un dubbio sull'ultima mossa di Matteo Salvini, rivela il Giornale in un retroscena. Si sa che da tempo Fratelli d'Italia chiedeva al leader della Lega di staccare la spina al governo, ma adesso il sospetto è che il ministro dell'Interno abbia aperto la crisi soltanto perché non vuole intestarsi la Finanziaria.
Quest’estate la grande protagonista ( negativa) è lei: la plastica. In particolare, la plastica che finisce in mare. Secondo gli ultimi dati forniti dalla Goletta Verde, la campagna di monitoraggio marino di Legambiente, su una media di 97 rifiuti per kmq di mare, fino al 97% è proprio di plastica. Ma come ci arriva? Molto fanno le cattive abitudini, ma è anche vero che la parte del leone, i questo tipo di inquinamento, la gioca la pessima gestione dei rifiuti a terra, responsabile di circa l’ 80% dei rifiuti plastici che finiscono in mare, secondo l’Unep. E a trasportarla sono principalmente i fiumi. Nella classifica dei fiumi più inquinanti, i primi 20 si trovano principalmente in Asia e causano il 67% dell’inquinamento marino totale. Dei 122 fiumi più inquinanti, quelli che contribuiscono per oltre il 90% allo sversamento di plastica in mare, 103 si trovano in Asia, otto in Africa, otto in Sud e Centro America, e uno in Europa.
La prova più difficile del presidente del Consiglio. Oggi il premier si gioca tutto. O riesce a ricucire I rapporti tra I due ( ex) alleati. Oppure, come un piccolo Talleyrand, dovrà cucire una nuova alleanza tra il diavolo e l’acqua santa. Oggi al Senato si parrà la sua nobilitate. O la va o la spacca. O riesce a ricucire i rapporti tra due alleati, o per meglio dire ex alleati, che si guardano in cagnesco e se ne sono dette in questi giorni di cotte e di crude. O, diavolo d’un uomo, s’improvvisa nel suo piccolo un Talleyrand in formato sedicesimo e con la pazienza di un sarto provetto cuce una nuova alleanza tra il diavolo e l’acqua santa. Tra il luciferino Matteo Renzi, che in maggioranza nei gruppi parlamentari tenta di trascinare dalla sua parte Nicola Zingaretti, un uomo indeciso a tutto, e l’angelicato Luigi Di Maio, che rimarrebbe al governo per grazia ricevuta. Il terzo corno del dilemma è presto detto: Conte sarebbe costretto a fare le valigie e togliere il disturbo. A occhio e croce, questa terza ipotesi oggi come oggi sembra irreale. Intendiamoci, al vaglio del presidente della Repubblica ci saranno diversi scenari. E molto dipenderà dal dibattito che oggi si svolgerà nell’aula di Palazzo Madama dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio. Già, cosa dirà?
Il capo sotto scacco. I capigruppo assicurano la compattezza del M5s attorno al vice premier, ma I parlamentari vorrebbero un passo di lato per far nascere il governo giallo- rosso. Commissariato da Beppe Grillo e Davide Casaleggio, ma anche dai gruppi parlamentari che fremono per far nascere un esecutivo giallo- rosso. Luigi Di Maio è di fatto un capo politico dimezzato, finito sotto processo dopo l’abbraccio mortale con la Lega di Matteo Salvini. Sei milioni di voti persi in un anno e la sottomissione al Carroccio non possono del resto passare in cavalleria, e per il leader grillino è arrivato il momento di pagare pegno.
La strategia dell’ex premier. In meno di due settimane il ragazzo di Rignano è uscito dal limbo in cui vegetava da oltre un anno, e ha ridicolizzato il suo segretario. Come andrà a finire la surreale battaglia politica ingaggiata in pieno agosto ancora nessuno lo sa. Almeno un vincitore certo però già c’è ed è Matteo Renzi. L’ex premier ha intravisto l’occasione e ha messo al lavoro le sue doti eminenti: l’opportunismo, inteso non nella consueta accezione eticamente riprovevole ma come capacità di cogliere al volo le opportunità, e la spregiudicatezza ineguagliata, che gli permette di muoversi con straordinaria rapidità in un panorama politico segnato invece da ritmi a dir poco sonnolenti. In meno di due settimane il ragazzo di Rignano è uscito dal limbo in cui vegetava da oltre un anno, si è imposto come figura centrale del quadro politico, ha ridicolizzato il suo segretario dimostrando nei fatti quanto poco conti.
Matteo Salvini, in caso di elezioni, sarebbe l'asso pigliatutto, lo hanno capito anche dalle parti dei 5 Stelle: "Il vero errore di Salvini - è l'analisi di Laura Castelli - è stato di fidarsi dell'accordo di Zingaretti per avere le elezioni. Ma come fa Zingaretti a dargliele vista la posta in gioco del 2020: fra sei mesi si decidono i capisaldi del Potere in Italia. Le presidenze dei grandi enti. Lo sapeva Salvini quando ha puntato alle elezioni per prendere tutto il banco. Lo sanno gli altri. Tant'è che il primo a parlare è stato Romano Prodi, che viene da quei mondi". "Appunto - scrive Augusto Minzolini -, basta guardare alla posta in gioco per comprendere tante cose: da una parte, l'azzardo pigliatutto di Salvini; dall'altra, la legittima difesa degli altri. E l'equazione che emerge, per usare il gergo dell'ora della siesta nel Palazzo, è semplice quanto vera: se si va al voto Salvini si dimostra un genio della politica e gli altri dei nani senza coraggio; se nasce un governo giallorosso, o di altra natura, Salvini si dimostra un folle e gli altri delle persone razionali".
"Il nuovo governo giallorosso aprirà subito porti e frontiere. Salvini se la smette di frignare e comincia ad attaccare farà incetta di consensi. E tornerà ad essere il Capitano". Vittorio Feltri, in occasione delle consultazioni dei partiti al Quirinale, lancia una frecciatina a Matteo Salvini. Il leader della Lega, nonostante sia stato il decisore di questa crisi di governo, ora sembra fare marcia indietro. Un comportamento che non è andato a genio al diretto di Libero, il quale si appella affinché torni ad essere il Capitano di sempre. "Caro Salvini, ti scrivo per dirti chenon ho capito le tue ultime, e anche penultime mosse.
"L'Italia non può perdere tempo, non può avere un governo che litiga e i troppi no hanno portato a questo". Matteo Salvini dopo le consultazioni al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in conferenza stampa ribadisce che "qualcuno vuole cancellare la Lega e il decreto sicurezza. Qualcuno che vuole riaprire i porti. Io non ci sto".
Il Movimento 5 Stelle ad oggi non è meno diviso del Pd: c'è chi è disposto a tutto pur di stare con Nicola Zingaretti e c'è invece chi vorrebbe provare a riannodare con la Lega. Una cosa però è certa, qualsiasi sacrificio dovranno fare per Franco Bechis "i veillai del gruppo sono pronti a bersi qualsiasi cicuta pur di non darla vinta a Salvini". La firma del Tempo sembra non avere dubbi: "Ci sono già stati incontri con esponenti (renziani) del Pd, e già sono pronti a sacrificare sia Conte che gran parte dei ministri tracciando la linea del Piave solo su tre esponenti dell'attuale governo: Di Maio, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Il povero Zingaretti in queste condizioni non riuscirà a resistere più di tanto, e anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella faticherà a tenere la linea del Piave sulla costruzione di un governo serio e duraturo, con programma dettagliato".
Matteo Salvini, assieme al suo braccio destro Giancarlo Giorgetti, le prova tutte per far saltare "quell'accordicchio" tra Pd e Movimento 5 Stelle. È stato proprio il sottosegretario uscente alla Presidenza, forte dei suoi rapporti, ad aver intrattenuto dei colloqui con esponenti di primo piano dell'ambasciata Usa a Roma. Stando a quanto riferisce Repubblica, l'obiettivo è quello di mettere in evidenza i rischi che deriverebbero da uno "spostamento a sinistra" degli equilibri politici italiani. Un riferimento, non a caso, alle simpatie dei Cinque Stelle per Pechino. Simpatie culminate con il sodalizio della Via della Cina.
"Credo che Zingaretti e gli altri si siano resi conto di quale posta in gioco c'è sul tavolo. Se si va al voto, Salvini è il favorito a vincere le politiche. Non solo, Salvini, poi, potrebbe ridisegnare a sua immagine la mappa del Potere in Italia. Ci sono, infatti, le nomine dei grandi enti: dall'Eni all'Enel, da Leonardo all'Enav. E in prospettiva la presidenza della Repubblica. Per cui se non si fa il governo e si va verso una sconfitta elettorale (Salvini è sulle piazze da mesi), lui si dimostra un genio e gli altri dei nani". Parola di Serse Soverini, deputato del Gruppo Misto. A confermare le sue ipotesi alle pagine del Giornale anche Federico Fornaro, capogruppo di Liberi e Uguali.
Ci saranno nuove consultazioni. Dopo i vari colloqui con i partiti il presidente Sergio Mattarella, visibilmente irritato premette che "con le dimissioni presentate dal presidente del ConsiglioGiuseppe Conte si è aperta la crisi di governo", una crisi che "va risolta in tempi brevi". Anche "andare a elezioni è una decisione che non va presa alla leggera", aggiunge il capo dello Stato, "è tuttavia necessaria se il Parlamento non ha una maggioranza di governo". Poi annuncia: "Mi è stata presentata la richiesta di ulteriori verifiche, il presidente non può precludere questa possibilità. Al contempo ho il dovere di chiedere decisioni sollecite. Martedì (il 27 agosto, ndr) inizieranno nuove consultazioni".
"Dobbiamo passare dall’io al noi". "Basta con l’uomo solo al comando". "No ai doppi o tripli incarichi". "Troppo accentramento del potere". "Serve un confronto". "Non si può far finta di niente, bisogna prendersi le proprie responsabilità". Che cosa succede? È tornato il fuoco di fila contro Matteo Renzi, tacciato di essere troppo decisionista, troppo arrogante, rovinato dal troppo ego? Macché. Le frasi di cui sopra, sono indirizzate nientepopodimeno che a Luigi Di Maio.Quello dell’uno vale uno, della democrazia diretta, del Parlamento da aprire come una scatoletta di tonno. Quello anti-casta, almeno prima di diventare lui stesso parte integrante del ‘sistema’, dove mentre i militanti gli chiedono di dimettersi e rimettersi a studiare, sono i vertici del Movimento a blindargli la poltrona. Al di là della «scoppola» più forte di tutti i tempi (copyright Alessandro Di Battista), di "un Nord che l’ha bocciato" perché al Mise non ha fatto bene (copyright Gianluigi Paragone). Ma nonostante tutte le critiche di big, parlamentari, ribelli, fedelissimi scesi dal carro, Di Maio tira dritto.
Il presidente della Liguria e leader del movimento “Cambiamo” Giovanni Toti è stato ospite alla Festa della Lega Toscana, per un’intervista con Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato. Molti i temi affrontati, a partire dal buon governo di centrodestra che ha conquistato tante regioni da sempre governate dalla sinistra, come lo era la Liguria, che dalla vittoria di Toti nel 2015 a oggi è arrivata ad essere guidata per oltre l’80% da amministrazioni di centrodestra.
Luca Lucci, capo ultras del Milan fotografato con Salvini. Valerio Arenare e Stefano Schiavulli di Forza Nuova. Il militante di CasaPound che ha urlato “Ti stupro” alla mamma rom di Casal Bruciato. Capi ultras di Inter, Verona, Fiorentina, West Ham, Levski Sofia e Real Madrid: l’estrema destra è al completo per l’ultimo saluto a Diabolik. C'erano tutti, ma proprio tutti al funerale di Fabrizio Piscitelli. Da Luca Lucci, capo ultras del Milan noto per la foto in cui stringe la mano a Matteo Salvini, a Valerio Arenare e Stefano Schiavulli di Forza Nuova, passando per il militante di CasaPound che urlò "Ti stupro" a una mamma rom assegnataria di una casa popolare a Casal Bruciato. Presenti i delegati delle tifoserie di Inter, Triestina, Chieti, Fiorentina, Verona e qualche tifoso della Roma che si è presentato con la sciarpa della Curva Sud. Ma a omaggiare Diabolik c'erano anche gli Inter City Firm del West Ham, gli Ultras Sur del Real Madrid e i Sofia West del Levski Sofia: tutti gruppi ultras noti per le simpatie di estrema destra. Non bisogna stupirsi quindi che ad accogliere il feretro di Diabolik ci fossero saluti romani e cori da stadio, oltre agli insulti alle forze dell'ordine e ai giornalisti presenti, definiti più volte ‘sciacalli'.
Conosciuto anche con il soprannome di “Diabolik”, Fabrizio Piscitelli era uno dei volti più noti della Curva Nord, quella degli ultras della Lazio. L’uomo, 53 anni quasi tutti passati sugli spalti degli stadi italiani per sostenere la squadra biancoceleste, questa sera è morto in un agguato dopo esser stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa mentre si trovava al parco degli Acquedotti a Roma. Nel corso della sua vita, Piscitelli era stato più volte al centro di vicende giudiziarie legate al tifo per la sua amata squadra e per indagini sul traffico internazionale di stupefacenti. Il suo nome, inoltre, è spuntato anche nelle carte dell'inchiesta Mafia Capitale. Piscitelli ha avuto grossi guai con la legge nel gennaio del 2015. Insieme a 3 capi ultrà, infatti, era stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione nell'ambito del processo di primo grado per il tentativo di scalata alla Lazio. In questa vicenda, nel 2006, era coinvolto anche l'ex bomber e idolo biancoceleste del primo storico scudetto, Giorgio Chinaglia.